aggiornato il 6 luglio 2016
La lezione di Norberto Bobbio sull’Uguaglianza è la nostra stella polare, ciò che distingue Destra e Sinistra ed è la vera medicina contro il populismo. Un nuovo Umanesimo del lavoro richiede una grande battaglia culturale contro la precarizzazione, la concorrenza sleale, il lavoro nero. La crisi della globalizzazione ha determinato, nelle democrazie occidentali, l’impoverimento dei ceti medi e la crescita dell’area della povertà e del disagio. Di fronte a tali fenomeni, sono necessarie scelte forti e innovative. I lavoratori devono tornare a essere protagonisti della vita politica e sociale.
Per poter più efficacemente contrastare le conseguenze della crisi degli anni che abbiamo alle spalle, deve essere espressa una visione organica dello sviluppo. Si devono progettare politiche economiche, industriali, del lavoro e sociali collegate tra loro e delle quali siano dichiarati obiettivi qualitativi e traguardi temporali. In questa prospettiva, avanziamo una serie di proposte, sulle quali vogliamo suscitare un confronto aperto.
Il volantino di Sinistra Pd da scaricare e stampare. Leggi le proposte e partecipa al dibattito.
10 PROPOSTE
1
No al protezionismo, sì agli scambi commerciali equi e regolati, alla tracciabilità delle merci e ai marchi di origine dei prodotti e alla tutela delle imprese italiane. Occorre una politica doganale europea più forte per evitare i fenomeni di dumping, ad esempio quello cinese dell’acciaio, come ha rilevato anche l’Unione Europea.
Va contrastato il fenomeno di aziende che delocalizzano dopo aver usufruito di aiuti di Stato o dopo aver vinto gare d’appalto in Italia. La libera concorrenza è un valore, ma i comportamenti opportunistici vanno combattuti.
2
Politica industriale ed Economia Circolare. Il Programma Industria 4.0 va accompagnato da un Programma Lavoro 4.0 perché, come dice l’Unione Europea, la robotizzazione e la digitalizzazione stravolgeranno sempre più le nostre vite.
Dobbiamo essere noi la nazione in Europa che più di tutte ripensa il suo sistema produttivo in un’ottica di Economia Circolare. Sia perché siamo poveri di materie prime, sia perché ricchi di patrimonio tecnico e scientifico da impiegare in questa sfida, sia perché sempre più ambiente economia e società possono interagire per migliorare le condizioni di vita di lavoratori e cittadini.
3
Lavoro e impresa. Sulla base di quanto già realizzato dalle più avanzate democrazie europee e, in attuazione dell’articolo 46 della Costituzione, occorre prevedere la presenza di rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione delle grandi aziende.
4
Dumping salariale e contrasto ai contratti pirata e alle cooperative spurie. Nelle gare d’appalto, occorre cancellare il massimo ribasso e applicare l’offerta economicamente più vantaggiosa nella quale, tuttavia, la componente qualità deve essere prevalente. Occorre inoltre dare corretta attuazione alla clausola sociale nel cambio appalti.
In vari settori (call center, facchinaggio, pulimento ecc.), continuano ad essere stipulati contratti pirata, che danneggiano sia i lavoratori sia le imprese che rispettano leggi e contratti. Il Governo intervenga con decisione, il Parlamento non inviti più ai tavoli di confronto le associazioni datoriali e sindacali firmatarie di contratti pirata.
5
Certificazione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali del lavoro e dell’impresa. Occorre definire le regole per misurare la rappresentatività delle organizzazioni datoriali e sindacali. Si deve recepire in una legge l’accordo Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, ormai sottoscritto dalle principali organizzazioni delle imprese.
6
Determinazione di Standard Universali di tutele e retribuzioni per via contrattuale e legislativa. Dobbiamo evitare la competizione al ribasso sia per il lavoro dipendente sia per quello autonomo. Quindi, no ai contratti pirata, alle cooperative spurie, alla concorrenza sleale tra le imprese, alla derogabilità di leggi e contratti. Sì all’equo compenso e alle tariffe minime per i professionisti. Sì alla determinazione del salario minimo per legge per chi non ha un contratto di lavoro di riferimento.
7
Nuova architettura dello Stato Sociale. Rendere strutturale la flessibilità in uscita del sistema previdenziale, implementando e qualificando l’Anticipo pensionistico a 63 anni. In una fase di crisi come questa, è opportuno prolungare la durata degli ammortizzatori sociali con il ripristino dell’indennità di mobilità, almeno fino al 2018.
8
Nuova architettura del mercato del lavoro e revisione del Jobs Act.L’occupazione non si crea accrescendo la flessibilità-precarietà del lavoro, ma con un piano di sviluppo di tipo neo-keynesiano. Occorre rivedere gli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato, rendendoli strutturali; rivedere la normativa dei licenziamenti collettivi e dei licenziamenti individuali per motivi economici e disciplinari, prevedendo in taluni casi la reintegra.
9
Lavoro e pensione di inclusione/cittadinanza per i giovani. I giovani, nel momento in cui si iscrivono ai Centri per l’impiego, diventano beneficiari di una dote, la quale viene girata al datore di lavoro che assume il giovane a tempo indeterminato. In caso di contratti non stabili, la dote rimane in capo al giovane. Occorre dare attuazione a quella parte dell’Accordo stipulato dal Governo Renzi con Cgil, Cisl e Uil sulla previdenza, in merito alla pensione contributiva di garanzia, che stabilisce uno standard minimo pensionistico (ad esempio, 1500 euro lordi mensili) che, per essere raggiunto, può essere integrato con l’attuale importo dell’assegno sociale.
10
Rivalutazione della concertazione e del dialogo sociale e valorizzazione del ruolo dei corpi sociali intermedi. Una democrazia consolidata si basa su partiti, sindacati e associazioni fondati sul metodo democratico e sulla partecipazione. Perciò, va rivisto il rapporto tra politica e sindacato. Si è passati dalla “cinghia di trasmissione”, all’autonomia, alla separazione e all’indifferenza, fino all’ostilità. Va ricostruito un campo “laburista” di confronto, fissando tempi e procedure agili di consultazione preventiva delle forze sociali.
PARTECIPA!
Scrivici le tue idee: partecipa alla costruzione del nuovo Umanesimo del Lavoro.
CONTRIBUTI
Ho letto le 10 proposte di Sinistra PD e noto nelle sue parole chiave l’assenza di un riferimento cruciale per il lavoro nel nuovo umanesimo, cioè il tema dell’innovazione-green job e quindi della green economy vista non come limite alla crescita e non solo come risposta alla crisi climatica, non come un nuovo settore produttivo da aggiungere ad altri, ma come nuovo motore dell’economia locale e globale: la bussola verso un nuovo modello di sviluppo a forte impatto sulla crescita sociale, economica, occupazionale ed ecologica del Paese. Un progetto su cui, in Italia, il PD sta lavorando da anni ma non ancora decollato per interessi troppo spesso contrapposti. Eppure uno dei valori fondativi del PD era proprio il “riformismo ecologico” fondato sulla modernizzazione ecologica dell’Italia e dell’economia per essere all’avanguardia ed essere competitivi su scala globale. Oggi le politiche della sostenibilità (come concetto di “Ambiente Condiviso”) hanno subito un arresto da parte del nostro Governo centrale e, a livello regionale anche in Umbria e per noi di Sinistra PD questo deve invece tornare ad essere un cavallo di battaglia, una nostra strategia presente e futura. Che fine ha fatto il Green Act? e il disegno di legge sulla riduzione di consumo del suolo, chiuso nei cassetti del Parlamento da oltre due anni? e ancora si pensi all’importanza di far decollare i programmi dell’economia circolare (vedi direttive europee) in Italia come nuova frontiera del made in Italy e quindi di nuovi lavori e nuova occupazione. Per questo propongo di prevedere in uno dei dieci punti l’ambito specifico su innovazione economia-lavoro.
Lorena Pesaresi (Perugia)Sono una lavoratrice di quasi 58 anni e lavoro da 37 anni e gli ultimi 20 anni di servizio in amministrazione nelle scuole statali. Mi chiedo sino a quando saremo costretti a lavorare anche in condizioni di salute non buone. Dovrebbero mandarci in pensione per dare lavoro ai giovani. Sarei anche disposta a rinunciare alla mia liquidazione e cedere il mio posto di lavoro a mio figlio. aiutateci!
Orsola CiullaLa tracciabilità delle merci ci deve essere, così che un cittadino possa scegliere il prodotto anche in base alla provenienza, molto importante nel settore alimentare. La filiera corta è importante anche nelle mense scolastiche. Come sarebbe importante prediligere non le cooperative, ma avere nuovo personale amministrativo comunale. Anche perché, come ho detto ad Andrea Orlando, ci sono tante cucine nuove non toccate più perché si è tagliato il personale amministrativo. Si è spostata la spesa sulle cooperative per cui, nelle scuole, abbiamo cucine nuove e i bambini mangiano cibi pre-cotti oppure cotti e trasportati anche per 30 km.
La riforma Madia dà la possibilità, in caso di negligenza, di poter licenziare nelle Pubblica Amministrazione. Reinserire personale. tramite concorsi, dunque far crescere i posti lavoro tagliando le annose graduatorie, farebbe crescere la trasparenza eliminando appalti e sub-appalti che creano dumping salariale.
Quanto alle pensioni – come ho detto ad Andrea orlando – il problema non sono tanto gli anni che bisogna diminuire, quanto lottare per aumentare le pensioni. Pensioni che non permettono una vita degna. Dobbiamo, ancora, lottare in Europa contro delocalizzazioni che creano dumping salariale.
Noi siamo forti nel fare programmi. Veniamo da quella sinistra che ha sempre fatto programmi e ha sempre avuto idee. Con Andrea possiamo rappresentare la sinistra nel migliore dei modi. Non siamo secondi a nessuno e possiamo fare in modo che questa sinistra dentro al partito possa dire la sua e far sentire la propria voce: tutti insieme possiamo farcela. Forza Pd e forza sinistra Pd.
Condivido i dieci punti. Il lavoro e la sostenibilità tornino al centro del dibattito.
Bernardo PrestiQuesto contributo è basato sull’intervento di Lorena Pesaresi – membro della Fondazione Nilde Iotti – al convegno “L’Europa e l’Italia della convivenza. Costruire l’unità nella diversità e la cittadinanza plurale”, promosso da Associazione Europa Comunica e Fondazione Nilde Iotti, a Perugia, il 24 novembre 2017, e su una dichiarazione rilasciata, in quell’occasione, dall’onorevole Livia Turco.
Quando parliamo di immigrazione non trattiamo un tema qualunque ma il tema dei temi, la sfida delle sfide di tutti i tempi, come lo sono i mutamenti climatici e la salvaguardia del pianeta che impongono di concepire un sistema economico capace di potersi rigenerare da solo senza consumare-inquinare risorse naturali, l’ambiente, il suolo, il clima, l’acqua e l’aria che respiriamo, così come la sfida del riconoscimento della parità sostanziale e delle pari opportunità, dei valori della differenza di genere e delle differenze e della loro integrazione-interazione culturale e socio-linguistica tra etnie-religioni-lingue-culture differenti. Integrazione come esercizio di diritti/doveri di tutti e non solo di pochi; di inclusione come rispetto dell’altro/dell’altra; di rispetto “dell’altro” inteso come pari dignità della persona, come diritto/dovere alla convivenza, come principi fondanti di una civiltà e della pace nel mondo.
Sull’immigrazione è fondamentale aprire gli occhi visto l’ennesimo allarme delle Nazioni Unite sulla gestione disumana dei flussi migratori dall’Africa, quella che ormai rappresenta davvero la “schiavitù del terzo millennio” e che nessuno può ignorare, a partire dall’Europa alla quale dobbiamo lanciare anche da qui un messaggio chiaro. Il reportage pubblicato da Cnn mostra esplicitamente come funziona la tratta degli schiavi del terzo millennio (un filmato girato in Libia ad agosto 2017, nel quale si vedono giovani che vengono venduti all’asta per un equivalente di 800 dollari americani).
Sì, dall’Europa. Non solo dall’Italia, dall’Umbria, da Perugia dalle città che cambiano che sono il “terminale” di questa situazione, coloro che subiscono quello che nessuno di noi vorrebbe vedere, sentire ogni ora della nostra giornata: le morti in mare di migliaia di donne, uomini, bambini, le sopraffazioni, le violenze, le situazioni difficili legate alla sicurezza urbana nelle città, alle relazioni umane, alla convivenza tra immigrati e cittadini europei.
Se è vero che l’integrazione-inclusione-convivenza in Europa come in Italia devono condurci verso quella che i teorici chiamano una nuova “costruzione sociale”, occorre analizzare e riflettere prima di tutto sul concetto di “tempo sociale”, ovvero comprendere l’emergere di una condizione per la quale individui autoctoni e migranti, pur vivendo nel medesimo tempo-periodo storico, non vivono lo stesso tempo sociale, seppur nello stesso spazio. Cioè, i migranti vivono socialmente e culturalmente in un “tempo differente” (Paesi da cui provengono) pur vivendo nello stesso spazio (Paesi in cui emigrano) è questo che genera conflitto, discriminazione, disuguaglianza, sfruttamento, paura, insicurezza tra le persone di diversa cultura, area geografica, etnia. Stefania Tusini (sociologa): “Loro” sono qui ma non adesso” in: Il viaggio immoto.
Il punto sta proprio qui, per dire come il divario tra gruppi sociali differenti dal punto di vista delle condizioni di vita, delle possibilità materiali ed economiche, delle opportunità, è ciò che deve diventare oggetto di intervento e non fermarsi all’accoglienza. Perché sono questi i problemi legati all’integrazione che si evoca ma non si costruisce come si dovrebbe o come vorremmo. Sono questi i punti nodali su cui interrogarci, con cui misurarsi e su cui dimostrare coerenza nell’intreccio continuo tra questione sociale, questione politica, progresso economico e questione democratica.
Sulla partita migranti è “franata” l’etica dell’Europa e – consentitemi – l’etica della politica, il vero senso dei principi, dei diritti umani. Si è rinunciato cioè a principi fondanti la civiltà e non solo a causa del clima di opinione e neppure per singoli gesti compiuti sull’onda della cronaca giornalistica. Ma il disastro attiene ad altro. All’avere spinto – come molte scuole di pensiero affermano – il senso di umanità dove la storia del continente non doveva più consentire: sullo sfondo, mal difeso, appiedato da logiche di utilità travestite da principi.
Il tempo passa, le promesse, le attese sono tante quanto disattese dalle potenze-governance-diplomazie internazionali. Non ci sono soluzioni né facili, né semplici, ma di certo non servono muri: occorre l’Alta politica per andare oltre l’integrazione illusoria. Serve prevenire l’emergenza crescente dell’insicurezza percepita. Così come distinguere l’immigrazione dal terrorismo internazionale. Serve fare chiarezza su come l’Europa e i Paesi avanzati intendono governare un reale processo comune per l’Immigrazione-Sicurezza-Integrazione-Convivenza, dando risposte attendibili alle città che cambiano, ai modelli di vita che si modificano, agli individui che si ribellano siano essi poveri che benestanti.
Ai migranti, di qualunque origine e gruppo sociale, o si darà una prospettiva o saranno disposti ad ogni avventura perché nessuno potrà mai fermare il loro desiderio di attraversare il deserto o il mare per cambiare la loro vita. Se i Paesi avanzati investono e creano occasioni di sviluppo e di cooperazione democratica, allora ci saranno speranze. Se invece questo non avverrà, l’intensificarsi delle migrazioni, delle crisi, del terrorismo, aprirà le porte a scenari ancor più pericolosi. Non rispondere a queste impellenti esigenze significa ignorare i rischi crescenti fino al punto di non ritorno.
Dichiarazione dell’ On. Livia Turco – Presidente della Fondazione Nilde Iotti
Sono molto soddisfatta del lavoro fatto in Umbria, sono molto contenta di essere qui tra tanti cittadini italiani e immigrati. Lancia la proposta di istituire questo appuntamento annuale qui a Perugia insieme all’Università per stranieri, alla Fondazione Nilde Iotti e all’Associaizone Europa Comunica che hanno promosso questa iniziativa.
La sfida che l’immigrazione pone a tutti i Paesi europei è come si costruiscono relazioni positive tra cittadini immigrati e cittadini europei; come si costruisce convivenza. Bisogna molto concretamente tradurre nelle nostre città il motto costitutivo dell’Unione Europea dell’Unità nella Diversità. Solo così potremo vivere in modo sicuro e costruire società umane e inclusive. Dunque le politiche di integrazione devono essere una priorità per un governo efficace dell’immigrazione. Bisogna costruire un nuovo progetto di convivenza basato sulla parola d’ordine dell’Unione Europea che però non è stata realizzata: interazione. Non solo stare gli uni accanto agli altri ma conoscersi e riconoscersi, avere obiettivi comuni per realizzare il bene della comunità ospitante. Gli immigrati devono essere coinvolti nella polis, nella vita pubblica, promuovere la cittadinanza. Bisogna investire molto sulla scuola, sull’apprendimento della lingua e delle regole del nostro Paese, sull’insegnamento lavorativo e sociale ma anche sulla partecipazione politica. I Comuni potrebbero promuovere i tavoli della convivenza in cui associazioni di cittadini stranieri e cittadini italiani lavorino insieme per risolvere i problemi della loro comunità. Bisogna promuovere la cittadinanza sociale e politica dei migranti e consentire ai giovani, italiani di fatto, di essere riconosciuti anche per legge attraverso la riforma della legge sulla cittadinanza. L’Europa della Convivenza si può costruire partire dalle città che potrebbero dare vita ad una Rete Europea delle Città della Convivenza.
Lorena Pesaresi