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intervista ad Antonello Chianella, coordinatore regionale Sinistra PD-Laburisti Umbria

 

“Abbiamo chiesto di uscire dal circolo poco virtuoso del partito ‘fortino’ – dove si va avanti solo per accordi tra correnti – e di avviare una nuova stagione.”

Si è costituito da poco il coordinamento regionale di Sinistra PD-Laburisti Umbria. Da chi è composto ?
Sinistra PD-Laburisti Umbria ha propri Coordinamenti in diverse città: Perugia, Foligno, Città di castello, Orvieto, Valfabbrica, Gualdo Tadino. Coordinamenti sono in via di costituzione in altri Comuni. Il Coordinamento regionale è composto da circa 20 compagni che ne condividono responsabilità e scelte politiche.

All’ultimo congresso Sinistra PD-Laburisti ha sostenuto la candidatura a segretario di Andrea Orlando. Quali prospettive dovrebbe porsi la minoranza e quale ruolo può esercitare nei confronti della maggioranza?
Il sostegno ad Andrea Orlando è stato ed è pieno e convinto. Oggi si evidenziano limiti nell’agire e nel rapporto con la maggioranza in Umbria e questo non è un bene. Abbiamo bisogno di un PD inclusivo, che sappia fare sintesi. Prendiamo ad esempio i congressi provinciali e comunali in corso di svolgimento. 
Un congresso afono, senza orizzonte progettuale. La stessa minoranza del partito, che avrebbe dovuto lavorare per rompere gli schemi e proporre un progetto alternativo, si è appiattita in liturgie analoghe a quelle della maggioranza. Ne è uscito un congresso vuoto, nel quale non si è capito per quale progetto di Partito o programma si sia votato.

Un confronto difficile, quindi, ma quali sono le proposte dei Laburisti in Umbria?
Come Laburisti Umbri abbiamo definito un nostro documento, chiesto una vera riforma del Partito: superare le attuali Federazioni e riorganizzarci in livelli intercomunali, trasformare i circoli in luoghi del progetto e della partecipazione; abbiamo chiesto di modificare lo Statuto e rendere incompatibili incarichi apicali di partito con quelli di sindaco o assessore. Ai futuri segretari abbiamo posto il tema di lavorare per un’alleanza politica e sociale che ricomprenda partiti e movimenti civici, per sostenere i temi dello sviluppo e dalla coesione sociale. Abbiamo chiesto, ancora, di uscire dal circolo poco virtuoso del partito “ fortino” – dove si va avanti solo per accordi tra correnti – e di avviare una nuova stagione. Di uscire dall’autoreferenzialità e utilizzare tutti gli strumenti – comprese le primarie – per evitare che i “listini bloccati”, frutto della legge elettorale determinino una quota importante di “nominati” senza un sano confronto e un effettivo radicamento territoriale.

Questo è un periodo denso di appuntamenti nazionali e locali. Quali temi dovrebbe affrontare prioritariamente il PD?
È necessario che il Partito affronti, come primo obiettivo della sua azione politica, il tema del lavoro, in particolare per quel che riguarda i nostri giovani, la cui condizione rappresenta una vera vergogna per l’Italia. Il PD deve impegnarsi concretamente a combattere il precariato, a correggere la disciplina dei licenziamenti collettivi e disciplinari, prevedendo in taluni casi la reintegra, a garantire il rispetto della clausola sociale nel caso dei cambi d’appalto, a combattere il sistema degli appalti al massimo ribasso che uccidono le piccole-medie imprese creando sfruttamento e lavoro nero. Va ripensato il meccanismo degli incentivi alle imprese per le assunzioni a tempo indeterminato (non è accettabile che le imprese assumano i giovani solo per la durata degli incentivi: finiti gli incentivi, finito il lavoro). La detassazione generalizzata è sbagliata, perché se ci sono risorse vanno concentrate sulla fascia più bassa del reddito: bisogna occuparsi di chi non arriva alla fine del mese, altrimenti rischiamo di perdere un pezzo d’Italia.

Quindi, bisogna attuare politiche più incisive per ciò che attiene i temi del lavoro e affrontare nuove e vecchie povertà?
Il divario di ricchezza nelle società occidentali è diventato intollerabile e tale da incrinare lo stesso tessuto democratico, ragion per cui, è indispensabile che il grande tema dell’uguaglianza torni ad essere centrale nella strategia delle forze riformiste: “non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali” per dirla con Don Milani. Dobbiamo fare politiche fiscali sostenibili e graduali che facciano pagare di più a chi più ha; politiche degli incentivi mirate  e non a pioggia, dobbiamo prestare attenzione a quella parte del Paese che non ce la fa. Se si esorta a farsi largo a “spallate e spintoni”, non ci si può non chiedere quante persone si lasciano a terra per il proprio egoismo.

La sconfitta alle recenti elezioni Siciliane può rappresentare una tendenza nazionale?
Le sconfitte vengono sempre da lontano. Sono figlie delle scelte del PD, della lettura supponente dei mutamenti sociali, di una narrazione del nostro Paese spesso distorta. In questi anni il PD ha fatto cose importanti che è  giusto rivendicare: migranti, lotta alla povertà, il “dopo di noi”, le leggi contro il caporalato o gli ecoreati, i diritti civili. Poi ci sono stati errori e limiti, come su mercato del lavoro, scuola, riforme, banche.
Un partito è una comunità e non si può risolvere tutto a colpi di maggioranza. Non conviene a nessuno dire che chi non è d’accordo deve scendere dal treno, anche perché dal treno sono già scesi in tanti. Il PD ha perso consensi: se si esclude il voto alle europee è stata una continua successione di sconfitte. I vari turni di elezioni amministrative hanno rappresentato una serie di disfatte. Le elezioni in Sicilia, la conferma di un trend.

Antonello Chianella

Antonello Chianella

Coordinatore regionale Sinistra PD-Laburisti Umbria. Già assessore alla Mobilità del Comune di Perugia. È membro dell’Assemblea cittadina del PD di Perugia.

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