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Rimettere in movimento l’ascensore sociale.

Nella scorsa legislatura abbiamo disegnato una serie di interventi per il contrasto alla povertà che hanno dato vita finalmente ad un sistema permanente di sostegno alle persone povere, fatto di contributi economici e di supporto concreto nei loro confronti da parte dei servizi sociali e dei servizi per il lavoro. Nel corso dell’anno passato, sono stati adottati il Reddito di Inclusione, il Piano nazionale triennale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale e il Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Si è trattato di una serie di interventi concreti e sostenibili per le finanze pubbliche – al contrario del fantomatico reddito di cittadinanza nella versione lanciata in campagna elettorale dal MoVimento 5 Stelle e inserita nel cosiddetto “Contratto” del Governo gialloverde.
Come detto sopra, però, il reale contrasto alla povertà può nascere solo da una radicale modifica delle politiche economiche che rimetta in movimento l’ascensore sociale.
Contrapporre al reddito di cittadinanza un “lavoro di cittadinanza”, impiegando le risorse anziché nel mero sostegno economico dei bisognosi, nell’investimento in una miriade di progetti che possano costituire l’occasione per l’occupazione di tali cittadini (avendo cura di non riproporre il fallimentare modello dei lavori socialmente utili).

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