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intervista a Luca Agostini, Riccardo Bartolini e Francesco Nocchi, coordinatori regionali Sinistra PD-Laburisti Toscana

 

“Nella nostra Regione occorre lavorare per l’unità politica, nel Partito e nel centrosinistra, uscendo dall’autoreferenzialità e da un isolamento dorato”.

Si è costituito da poco il coordinamento regionale di Sinistra PD-Laburisti Toscana. Da chi è composto e quali obiettivi si pone per l’immediato futuro?
Insieme a Cesare Damiano e ai compagni toscani abbiamo scelto di dare vita ad un coordinamento regionale di tre persone. Abbiamo contatti e gruppi organizzati in tre province toscane, Firenze, Livorno e Pisa. Un coordinamento plurale e strettamente organizzativo, volto a tenere insieme quelle compagne e compagni che hanno a cuore le battaglie per il lavoro e la giustizia sociale e vorrebbero correggere l’agenda politica del nostro Partito: persone che diversamente rischierebbero di disperdersi.

All’ultimo congresso Sinistra PD-Laburisti ha sostenuto la candidatura a segretario di Andrea Orlando. Quali prospettive dovrebbe porsi la minoranza e quale ruolo può esercitare nei confronti della maggioranza?
Abbiamo contribuito alla nascita dell’area Orlando nella fase congressuale e in quella successiva con l’intento di stare dentro al dibattito nel PD in maniera diversa da quelle a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni. Si è cercato di rappresentare una sorta di controcanto alla maggioranza, attraverso la volontà di concentrarsi su campagne specifiche, riattivare quelle interlocuzioni nella società cui il PD pare aver rinunciato (associazioni, sindacati, volontariato), con l’ambizione di essere la forza che agisce dal basso per costruire quel centrosinistra di cui tutti sentiamo assoluto bisogno. Quindi: stiamo con spirito unitario nell’area Orlando, ma pienamente consapevoli del ruolo che, come Sinistra PD-Laburisti, siamo chiamati a giocarvi, in termini di proposte, di progettualità e di relazioni.
Come Area Orlando, ci siamo dati un coordinatore regionale Valerio Fabiani (segretario del Coordinamento territoriale di Piombino) e abbiamo costituito un Coordinamento regionale di cui siamo parte integrante e in cui collaboriamo con spirito unitario. Siamo convinti che solo uniti possiamo pensare di influenzare l’attività del Pd in Toscana e ottenere una correzione della linea politica perseguita dal Partito in Regione che rischia di portarci a nuove pesanti sconfitte.

L’area Orlando e lo stesso coordinatore Fabiani hanno denunciato l’esistenza di una vera e propria “questione Toscana” nel PD.
Noi siamo d’accordo con lui. Nella nostra Regione c’è una preoccupante perdita di consenso del nostro Partito che si è manifestata prima nelle ultime elezioni regionali con un calo drastico della partecipazione al voto e poi, nelle varie elezioni amministrative successive, in pesanti sconfitte fino alle più recenti batoste prese a Pistoia e a Carrara: quasi tutti Comuni che la sinistra amministrava ininterrottamente dal 1947. In tre anni, in Toscana sono andati al voto 16 Comuni sopra i 15.000 abitanti: ne abbiamo persi 10, di cui 5 città capoluogo. La Segreteria regionale minimizza il dato molto preoccupante della continua diminuzione dell‘affluenza alle urne e scarica la responsabilità dei risultati elettorali sui gruppi dirigenti locali, sulle loro divisioni e sui candidati scelti di volta in volta. Questi dati elettorali, oltre che l’indebolimento della presenza organizzata del PD nella nostra Regione, a nostro avviso avrebbero richiesto un congresso regionale straordinario.

Un congresso regionale straordinario da svolgere insieme a quelli territoriali?
Certo! Sarebbe stata l’occasione giusta per aprire una vera discussione evitando di mettere di nuovo la testa sotto la sabbia in attesa di nuove sconfitte. Il prossimo anno avremo importanti elezioni amministrative a Pisa, Siena e Massa. Saranno elezioni decisive per il futuro politico della Regione: il modo in cui si sta sviluppando la discussione e si stanno preparando queste scadenze è avvilente e perpetra gli errori fatti in questi anni. Il gruppo dirigente renziano si chiude a riccio, evita di discutere, con un comportamento autosufficiente e autoreferenziale. Chiedevamo il Congresso regionale perché a nostro avviso al PD serve una riflessione compiuta, profonda, autocritica, sugli errori recenti e anche sugli scenari che si aprono. Serve la consapevolezza che, nella nostra Regione, occorre lavorare per l’unità politica, nel Partito e nel centrosinistra, uscendo dall’autoreferenzialità e da un isolamento dorato. Serve un Partito capace di fare rete, di ricostruire una dialettica vera fra le diverse istanze al suo interno e nel territorio, in grado di affiancare e sostenere i nostri amministratori, di difendere e rilanciare la nostra azione di governo partendo dalla necessità di riattivare nei territori quel confronto ed quel dialogo continuo con la società sulle questioni locali che ultimamente ha purtroppo dimenticato: per il nostro Partito, almeno in Toscana, l’esperienza delle amministrazioni locali assolve in modo decisivo la sua missione storica. È un patrimonio che stiamo dilapidando.
Inoltre rischiare, nei prossimi anni, di andare ad avvicinare, se non quasi a sovrapporre, molti congressi, in cui il dibattito dovrebbe essere incentrato su programmi, alleanze e primarie per le scelte dei nomi, con le campagne elettorali delle prossime scadenze amministrative sarebbe assolutamente sbagliato e pericoloso.

Il prossimo autunno sarà denso di appuntamenti nazionali e locali (Conferenza programmatica, Congressi locali, legge di Bilancio, legge elettorale). Quali temi dovrebbe affrontare prioritariamente il Pd?
Intanto speriamo che questo sulla Conferenza programmatica sia un lavoro aperto in cui sia possibile partecipare e discutere davvero. A nostro avviso, sarebbe davvero necessario sciogliere i nodi politici che il Congresso – tutto incentrato sulla scelta del segretario – ha rimosso del tutto. Se c’è lo spazio porteremo lì dentro le nostre battaglie: quella per la progressività fiscale, per il lavoro di qualità, per l’occupazione giovanile e femminile, per una previdenza equa e davvero per tutti: abbiamo un manifesto per “l’umanesimo del lavoro” in cui sono sintetizzate le proposte della Sinistra Pd.
Se, invece, la Conferenza si dovesse risolvere in una passerella preelettorale o nella rivendicazione dei risultati dei tanto decantati 1000 giorni, allora sarà solo un’altra occasione persa. Si continuerà a fingere di non vedere che è soprattutto nei contenuti e nelle modalità di conduzione delle politiche che abbiamo perseguito in questi anni che risiedono le ragioni della crescente insoddisfazione e delusione del nostro elettorato che si traduce non solo nei risultati elettorali di cui parlavamo, ma anche nella continua emorragia degli iscritti che porta al ricordato indebolimento della presenza organizzata del Partito, fatto questo che in ultima analisi rischia di essere l‘elemento di causa-effetto in grado di minare alla base uno dei punti di forza storici della Sinistra nel nostro Paese.
Sulla legge di Bilancio, riteniamo che si debbano individuare come prioritarie le questioni sociali e del lavoro. In particolare, sull’incentivazione per il lavoro dei giovani e sulle pensioni.
Sugli incentivi occorre correggere la filosofia malata del Jobs Act, puntando a renderli strutturali, perché solo così si favorisce la creazione di lavoro stabile e di qualità.
La politica degli incentivi a tempo ha finito per drogare il mercato del lavoro e ha creato una platea di lavoratori due volte più deboli. Al termine del periodo di incentivazione ci troveremo davanti ad aziende per le quali sarà, al contempo, venuta meno la convenienza economica – dettata dalla decontribuzione a mantenere quei posti di lavoro – e che potranno più facilmente licenziare quei lavoratori in ragione dell’abolizione dell’Art.18.
La prossima legge di Bilancio deve occuparsi di invertire questo circolo vizioso muovendosi nella direzione di creare lavoro stabile e tutelato.
Sulle pensioni è necessario dare corso da subito a quelle misure che garantiscano una futura pensione dignitosa ai giovani ed ai lavoratori precoci, oltre a impedire l’assurdo aumento dell’età pensionabile.
Occorre garantire l’immediato avvio della pensione “contributiva di garanzia” per i giovani che hanno cominciato a lavorare dopo la riforma del 1995; si è determinata una situazione per la quale chi si è trovato a lavorare in una condizione di precarietà, non solo ha dovuto convivere con l’incertezza per il proprio futuro e molto spesso con redditi molto bassi, ma, se non si interviene, sarà un pensionato povero. Allo stesso modo occorre dare risposta alle domande pervenute relativamente all’APE sociale e ai lavoratori precoci.
Infine, è indispensabile rivedere il meccanismo dell’aumento dell’età pensionabile: la crisi e il contemporaneo disinvestimento sulle politiche sanitarie e di Welfare hanno determinato un aumento delle diseguaglianze ed un’esplosione del numero di coloro che rinunciano a curarsi per ragioni economiche, fatti che sono le cause di fondo dell’aumento della mortalità. Il fenomeno è particolarmente pervasivo sull’intero territorio nazionale e non risparmia neppure la Regione Toscana, come dimostrano i dati sulla mortalità evitabile prodotti dall’Agenzia Regionale di Sanità in particolare in alcune delle nostre Province.
Si tratta, insomma, di correggere con decisione la rotta. Per noi il PD deve essere, prima di tutto, il Partito del lavoro e della giustizia sociale.

Luca Agostini

Luca Agostini

Capogruppo Pd al Comune di Rosignano Marittimo.

Riccardo Bartolini

Riccardo Bartolini

Sindacalista della Funzione Pubblica Cgil Toscana.

Francesco Nocchi

Francesco Nocchi

Componente dell’Assemblea nazionale PD.

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