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intervista a Paolo Pedotti, coordinatore regionale Sinistra PD-Laburisti Lombardia

 

Dai prossimi appuntamenti elettorali regionali agli argomenti d’interesse nazionale, passando attraverso il ruolo che la minoranza e il Pd sono chiamati a svolgere verso il Paese.

Si è costituito da poco il coordinamento regionale di Sinistra PD-Laburisti Lombardia. Da chi è composto e quali obiettivi si pone per l’immediato futuro?
Il nuovo Coordinamento è composto dai referenti territoriali delle province nelle quali siamo maggiormente presenti: Milano (Stefano Bassi), Brescia (On. Miriam Cominelli), Varese (Sen. Erica D’Adda) e Monza Brianza (Lorenzo Sala), più il vice-coordinatore Costanzo Ariazzi, assessore al Municipio 6 di Milano. Inoltre, abbiamo contatti in altre province lombarde e il nostro approccio sarà aperto al contributo di tutti coloro che sono interessati a partecipare. Insomma, il Coordinamento avrà dei punti fermi, ma sarà sufficientemente aperto e flessibile in modo da garantire inclusione ed elaborazione politica. Ed è proprio su questa e sulla formulazione di proposte programmatiche in vista delle elezioni regionali che ci concentreremo nei prossimi mesi, grazie ai diversi amici e compagni che hanno già dato la loro disponibilità e a quanti vorranno aggregarsi.

Il 22 ottobre i cittadini residenti in Lombardia saranno chiamati a votare al referendum sull’autonomia indetto dalla Regione. Come valuti la scelta della maggioranza di centrodestra e quale posizione dovrebbe occupare il Partito Democratico?
Sul referendum per l’autonomia, Maroni e il centro-destra hanno tentato l’ennesima strumentalizzazione politica. Dopo anni di continui tagli e spending review in diversi settori, hanno impegnato 46 milioni per avviare un percorso inutile e costoso. Basti pensare che della spesa complessiva ben 23 milioni siano stati spesi per l’acquisto di tablet per il voto elettronico da una società finita nella black list USA per via di gravi criticità registrate nelle elezioni di Chicago del 2006. Inoltre, da parte del Governo c’era la disponibilità ad avviare un tavolo con la Regione sul conferimento di forme maggiori di autonomia, così come ha chiesto e ottenuto, in maniera totalmente gratuita, la Regione Emilia-Romagna. Su questo tema il Pd dev’essere fermo: è lecito chiedere maggiore autonomia, ma sarebbe sbagliato avallare lo spreco di denaro pubblico. Per questo auspico che il partito si prenda l’impegno di avviare una discussione pubblica nel merito dei contenuti dell’autonomia, evitando che questa si riduca al mero spot elettorale diffuso dal centro-destra.

Negli ultimi mesi ha preso consistenza la candidatura alla presidenza della Regione di Giorgio Gori, attuale sindaco di Bergamo. Come giudichi questa proposta, anche in relazione a possibili elezioni primarie di coalizione?
Giorgio Gori è un potenziale buon candidato e non è da sottovalutare l’idea di ricorrere ad elezioni primarie del centrosinistra per dare forza e autorevolezza a lui o a chiunque dovesse vincerle. Il metodo di selezione della leadership è importante e una scelta verso questa o altra soluzione dev’essere la più larga possibile per risultare convincente e inclusiva. Il Partito Democratico della Lombardia sta cercando di aggregare tutte le forze di centrosinistra in una coalizione ampia, elemento sicuramente peculiare rispetto al contesto nazionale. Per questo ritengo opportuno che venga avviato un percorso verso la costruzione di un programma condiviso: solo in questo modo, che ci siano le elezioni primarie per individuare il candidato o meno, sarà possibile assicurare al Pd e alla coalizione il giusto mix di coesione, inclusione e autorevolezza per incalzare il centrodestra nel governo della Regione.

All’ultimo congresso Sinistra PD-Laburisti ha sostenuto la candidatura a segretario di Andrea Orlando, che oggi è chiamato a guidare la minoranza del partito. Quali prospettive dovrebbe porsi la minoranza e quale ruolo può esercitare nei confronti della maggioranza?
La minoranza del Partito Democratico ha perso l’ultimo congresso, ma non per questo ha sbagliato ad affrontare certi temi in campagna congressuale. La necessità di ridare voce alle periferie, ai lavoratori precari, ai disoccupati e ai tanti giovani si vede giorno dopo giorno. La mozione Orlando dev’essere capace di reggere la sfida, aggregando tutte le forze della minoranza interna attraverso un percorso condiviso, inclusivo e plurale. Le parole con cui si presentava la mozione erano “Unire l’Italia, unire il Pd”. Ecco, la minoranza deve farsi portatrice di un messaggio di eguaglianza e pari dignità delle diverse sensibilità che fanno parte del più grande partito di centrosinistra. Di fronte a una maggioranza che talvolta fa fatica a percepire le istanze del Paese, è la minoranza a doversi preoccupare di dare ad esse il giusto spazio e rappresentanza.

Il prossimo autunno sarà denso di appuntamenti nazionali e locali (conferenza programmatica, legge di bilancio, legge elettorale, congressi locali). Quali temi dovrebbe affrontare prioritariamente il Pd?
Oggi le fasce demografiche economicamente più deboli sono quella dei giovani (15-24 anni) e quella degli under 50 (35-49 anni). Il 19,9% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni (2016, Comm. Europea) non studia e non lavora e il tasso di disoccupazione giovanile (35,4%), seppur in calo, si conferma attorno a un livello alto (luglio 2017, Istat). Occorre quindi che il Pd consideri una priorità fronteggiare le difficoltà dei giovani ad accedere al mondo del lavoro e che si faccia portatore di una proposta correttiva circa l’accesso al sistema pensionistico. Il blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile a 67 anni e l’intervento sul riscatto degli anni di laurea sono due misure che possono contribuire in questo senso. Allo stesso tempo andrebbe rivisto il sistema di sussidi per le nuove assunzioni, eventualmente riducendo l’importo, ma estendendolo anche oltre i 35 anni.

Quali prospettive immagini in vista dei prossimi appuntamenti?
La conferenza programmatica può costituire un’opportunità concreta di confronto ed elaborazione di proposte in vista della legge di Bilancio, solo se Governo e Parlamento saranno disponibili a farle proprie. Lo stesso vale per la legge elettorale, per la quale, occorre pensare a un’armonizzazione tra le due leggi di Camera e Senato che possa mettere d’accordo la maggior parte delle forze politiche, non risultando troppo invasiva rispetto allo status quo. Ad esempio, si potrebbe pensare a un proporzionale con premio di maggioranza definito e limitato, che faciliti la governabilità e che dia una rappresentanza ragionevole alle minoranze. Rispetto ai congressi locali attendo, invece, indicazioni chiare dalla maggioranza del Pd. In presenza di una conferenza programmatica nazionale, del referendum regionale e del percorso da costruire in vista delle prossime elezioni regionali e politiche, auspicherei che i congressi non venissero convocati in prossimità di questi importanti appuntamenti per non disperdere le energie a disposizione.

Paolo Pedotti

Paolo Pedotti

Coordinatore regionale Sinistra PD-Laburisti Lombardia. Responsabile scuola e università dei Giovani Democratici Lombardia e rappresentante degli studenti presso il CdA dell’Università degli Studi di Milano.

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