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  di Giovanni Battafarano

Questo articolo è stato pubblicato, la prima volta, sull’edizione di Taranto de La Gazzetta del Mezzogiorno del 14 aprile

Nella crisi della globalizzazione, il lavoro è uscito indebolito e precario, mentre si sono arricchiti ristretti gruppi finanziari. Ne deriva che un asse decisivo del riformismo dovrebbe essere l’impegno per quell’umanesimo del lavoro, che è stato un felice crocevia nel quale si sono incontrati pensatori del mondo cattolico e della sinistra socialista.

Si pensi da un lato alla Caritas in veritate di Benedetto XVI e dall’altro ad autori come Bruno Trentin e Mario Tronti. Riscattare il lavoro dalla rincorsa perenne alla flessibilità e al deprezzamento di salari e tutele, è una scelta ineliminabile per chi voglia costruire una società più equa e solidale. Battersi per un nuovo umanesimo del lavoro significa tuttavia proporsi obiettivi concreti e realizzarli. Vediamo alcuni dei più immediati.

Il lavoro
Oggi si discute molto di cuneo fiscale, cioè dell’ammontare di tasse e contributi che si aggiunge al netto in busta paga e che in Italia tocca il 47,8, tra i più alti in area OCSE. Tagliare il cuneo fiscale è quindi decisivo. Lo fece il Governo Prodi nel 2007 per le assunzioni a tempo indeterminato ed è all’esame del Governo Gentiloni. E’ importante che, a differenza degli sgravi del Governo Renzi, la riduzione sia strutturale e non momentanea, perché quest’ultima si presta a comportamenti opportunisti: si assume con lo sgravio e si licenzia quando lo sgravio finisce. Si dovrebbe prevedere, per ogni giovane che si affaccia sul mercato del lavoro, una dote di incentivi fiscali, che viene trasferita al datore di lavoro se esso assume il giovane a tempo indeterminato. Se tale passaggio non avviene, la dote rimane in carico al giovane. Sarebbe un incentivo corretto alla stabilizzazione del lavoratore e permetterebbe al lavoro stabile di costare meno del lavoro precario.

Infine, le regole. Diversamente da quanto avvenne negli anni del neoliberismo,è opportuno stabilire soglie inderogabili di diritti e retribuzioni e soglie salariali e normative minime di riferimento, attraverso la contrattazione tra le associazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative. Vanno inoltre definiti e sistemati diritti e tutele del lavoro autonomo e professionale.

La previdenza
Occorre accelerare i decreti attuativi dell’Anticipo pensionistico, risolvendo allo stesso tempo le criticità emerse. Tuttavia il percorso per ripristinare la flessibilità in uscita nel sistema pensionistico è ancora lungo. Capita di sovente che un lavoratore licenziato a 55 anni non riesca a reinserirsi nel mondo del lavoro, mentre l’età del pensionamento è solo a 67 anni. Come si copre questo arco così lungo? Con politiche attive di reinserimento dei lavoratori maturi, con l’estensione degli ammortizzatori sociali, con l’anticipo del pensionamento, in presenza di determinate situazioni sociali.

Dall’altro, occorre avviare da subito il tema della previdenza dei giovani, i quali andranno in pensione con il sistema interamente contributivo, con una carriera contributiva frammentaria e con una prevedibile pensione inadeguata. L’Accordo dello scorso settembre tra Governo e CGIL CISL UIL, che sul tema recita “Affrontare il tema dell’adeguatezza delle pensioni dei giovani lavoratori con redditi bassi e discontinui (pensione contributiva di garanzia)”, ci offre una traccia di intervento. Si potrebbe fissare uno standard minimo di base uguale per tutti, finanziato dalla fiscalità generale, che sarebbe incrementato sulla base dei contributi versati.
Le riforme degli anni scorsi hanno messo in sicurezza i conti previdenziali, ma hanno lasciato uno strascico di iniquità, che solo con l’ultima legge di Bilancio si cominciano a correggere. Solo la ripresa dell’economia e la crescita dell’occupazione potranno apportare risorse aggiuntive al sistema previdenziale. Il superamento delle iniquità, specie quelle determinate dalla manovra Fornero, è una scelta ineliminabile in direzione di quell’Umanesimo del lavoro, che si richiamava all’inizio.

Giovanni Battafarano

Giovanni Battafarano

Segretario generale dell'Associazione Lavoro&Welfare

È stato sindaco di Taranto, deputato nella XII Legislatura e senatore della Repubblica nella XIII e nella XIV Legislatura

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